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Cecilia Dau Novelli (Università di Cagliari) intervistata da Paolo Acanfora – VIDEO

Per le elezioni del 1946 il partito della Democrazia cristiana preparò un manifesto il cui slogan recitava: “Non avremmo avuto la guerra se tua madre avesse potuto votare”. Uno slogan assai significativo, che sintetizzava l’alterità idealtipica della donna rispetto alla guerra. Un termine – guerra – che veniva inevitabilmente declinato al maschile, grazie ai venti anni di totalitarismo fascista, che aveva propagandato il mito dell’italiano “uomo nuovo”, marziale, esemplificazione di tutti gli attributi della virilità. La lezione-intervista di Cecilia Dau Novelli si sofferma sul contributo specifico fornito dalle donne cattoliche alla resistenza, sia nei termini di una partecipazione attiva, sia in quelli di un sostegno indiretto all’attività partigiana. E riflette anche sul modo in cui la guerra ha contribuito a cambiare il ruolo delle donne nella società. Una modernizzazione già avviata negli anni del regime, ma che la guerra e la Resistenza hanno accelerato, impedendo de facto qualsiasi forma di ritorno a posizioni pregresse. La conquista del voto femminile e l’elezione di un primo fondamentale nucleo di donne all’Assemblea costituente hanno così rappresentato l’esito di un lungo processo di emancipazione che ha avuto nella Resistenza una tappa cruciale.